Divagazioni sul tram
Ho bisogno di una boccata d’aria fresca. Armata di guanti e cappello, esco da casa al ritmo dei miei tacchi. Salgo sul tram e mi appendo a una maniglia di plastica. Nessuno parla. C’è un silenzio irreale questa mattina, senza neanche una signora grassoccia che accenna un lamento sulla lunga fila alle poste o sull’aumento dei prezzi al mercato. La gente è assorta nei propri pensieri. Una ragazza legge su due piedi le pagine di un romanzo. Un senegalese sfoglia il giornale. Un anziano blocca tra i polpacci cinque sacchetti della spesa. Solo due signore sui 60 con i capelli in piega bisbigliano qualcosa di incomprensibile.
Respiro con la sciarpa avvolta intorno alla bocca e penso solo a tenere stretto il cellulare dentro la tasca del cappotto. Le onde del pensiero sono attutite. Sorde. Una voce registrata, metallica ripete i nomi delle fermate: “Permuda totocòrn”. Che starebbe a dire via Premuda angolo via Sottocorno. Sorrido un istante. La mia mente è ancora impastata in sensazioni melmose e senza spessore. Rimasugli di sogni disordinati, che il latte caldo della colazione non ha disintossicato. Un signore con la cravatta mi fissa con sguardo immobile. Punto allora il finestrino e leggo le insegne dei negozi. Qui a Milano gli uomini ti fissano. Non c’è che fare. Nessuno “scruscio”, nessun rumoroso risucchio a colpi di parolacce, che fingono di essere dei complimenti. Tutto resta ancora una volta silenzioso. Continua »
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