Lo scorso fine settimana, una delle cose da fare assolutamente per chi rimaneva a Palermo, era visitare la manifestazione intitolata Salon des Refusés – quest’ultima parola spesso scritta con l’accento sbagliato su quotidiani e siti internet –, tenutasi negli spazi all’aperto di Palazzo Steri. Già leggere gli articoli di presentazione faceva storcere un po’ il naso: troppa carne al fuoco, tra proiezioni video, dj-set, mostre, incontri, film, workshop, area market… E poi, quel titolo ispirato, nientemeno, alla contro-esposizione parigina del 1863! Il tutto all’insegna del “vintage”, un termine che andrebbe abolito dal nostro vocabolario per uso eccessivo e spesso improprio.
Ma già sento qualche appunto levarsi: «Sempre a lamentarvi, voi palermitani: se non c’è nulla da fare, o perché c’è troppa roba!». Comincerò allora con quello che è più piaciuto ai miei amici e al sottoscritto: un bar senza molte pretese e a prezzi equi, l’apertura serale dello Steri, già di per sé un avvenimento, la presenza di appassionati venditori di dischi e oggetti di modernariato, e poco altro. Peccato non potersi esprimere sul ricco programma di arti visive. Già, perché a luglio inoltrato non è agevole sfidare l’afa per partecipare a incontri e proiezioni in orari ancora roventi. Continua »
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