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e-mail: alocicero@iom.int

Biografia: Alfredo Lo Cicero nasce a Palermo il 22 novembre 1969. Oggi si ritrova a 37 anni a lavorare ad Haiti per l'OIM (L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Tra quel lontano novembre ed i giorni d'oggi c'è una vita, fatta di una adolescenza tranquilla e spesso superficiale, che è mutata in impegno sociale con il passare degli anni, a cominciare dall'obiezione di coscienza a ventuno anni. Durante gli studi universitari Alfredo se ne va in giro per l'Europa (Francia, Belgio e Finlandia), ufficialmente per studiare, ma con la serissima intensione di godersi la vita. Dopo la Laurea in Scienze politiche, ramo Relazioni Internazionali, decide di continuare negli studi frequentando due Master a Parigi in Geopolitica. Alla fine del secondo, prima del previsto dottorato, arriva la folgorazione professionale, non sulla via di Damasco ma su quella più semplice di Tunisi. Una nota ONG palermitana lo invia oltre lo stretto di Sicilia a farsi le ossa per tre anni, gestendo un progetto co-finanziato dal Governo Italiano. Alfredo decide che quella della cooperazione Internazionale è la strada da perseguire, ed accetta tre anni dopo di trasferirsi in Albania per un progetto a favore dei minori contro l'abbandono scolastico. Il lavoro è bello, ma le ONG difettano di mancanza di fondi ed organizzazione. L'Albania viene lasciata dopo appena un anno per andare in Palestina. La scelta della destinazione è in bilico tra la natura del progetto (in un campo profughi a Ramallah) ed il personale sentimento di sostegno al popolo palestinese. Dopo un intenso anno vissuto tra le mille storie di uomini a cui ufficialmente è stata privata la memoria storica, arriva la proposta di attraversare l'oceano e sbarcare in uno dei paesi più belli e più poveri al mondo: Haiti. Era il novembre 2005. Lo è ancora oggi.

Se un tempo pensavo che la povertà fosse quella osservata in Tunisia, Albania e Palestina, oggi posso affermare che questa, unita alla miseria ed alla più feroce disperazione, abita ad Haiti e qui assume le forme più variabili dell'essere umano, senza per questo potere essere accettata dal sottoscritto come semplice ed irreversibile condizione umana.

Alfredo Lo Cicero
  • Le scarpette

    Il peso di quelle scarpette l’ho avvertito durante tutto il viaggio. Passare da un aereo ad un altro con alle spalle un sogno da consegnare ti riempe di responsabilità, tutte frutto delle tue paure, di quello che un tempo eri ed oggi non sei più.
    La richiesta era giunta un mese fa, sottovoce, quasi con timore. Sono stati più i suoi occhi a raccontarmi di un sogno che quelle parole farfugliate a labbra strette, con il timore di ricevere un secco no, figlio dello stress quotidiano che noi adulti paghiamo senza accorgercene.
    Un paio di scarpette da calcio. Misura 37. Quella di quando ti accorgi che la vita ti ha messo su una strata ben tracciata e difficilmente potrai uscirne. Da queste parti, dove l’Inferno da la mano al Paradiso, diventi adulto prima, soprattutto se vivi in periferia, una via Gluck ben diversa da quella nostrana, senza palazzi e marciapiedi, ma solo fame e la tentazione di saltare la barriera della legalità, per trovare conforto e pane tra le polveri bianche dell’oblio, scaricate con perizia nel mare dei sogni e bisognose di braccia audaci per giungere nelle narici dei potenti.
    Petit Lulù è sempre stato qui. Nella periferia di una città di periferia. Dove anche una maglietta strappata diventa un lusso che non tutti possono permettersi. Fa mille lavoretti, dall’alto dei suoi dieci anni, con quell’andatura un po ciondolante, quegli occhi spesso spenti, che trovano la luce naturale della sua giovinezza quando una palla rotola intorno a lui. Allora cambia. Diventa un altro. Diventa una persona vera. Un bambino che vuole giocare, giostrare, stupire. Continua »

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  • Il rumore del silenzio

    In principio sembra un lamento. Il buio fuori è ancora intenso, e sullo sfondo c’è solo il rumore del mare. Le voci sono lievi, cosi come il brusio dei passi sulla ghiaia che li porterà presto davanti al mare.
    Il lamento si trasforma dolcemente in canto, propizio per coloro che stanno per affrontare l’ennesima avventura in mare. Li aspettano ore solitarie, speranze incompiute, tormentosi pensieri.
    Sono i pescatori. I più poveri tra i poveri. Coloro che si affidano al caso, alla fortuna, per dare un senso alle loro vite. A casa lasciano occhi mesti, con dentro una piccola luce di speranza. In mare incontrano il silenzio e dovranno farselo amico, perché le ore passeranno in sua compagnia.
    Ogni giorno. Ogni misero giorno. Migliaia di loro si avventurano con le loro canoe, scolpite nei grossi tronchi di acacia, lavorate e vulcanizzate a mano, con la pece ed il sudore. Piccole imbarcazioni instabili per affrontare il più bizzarro dei mari tropicali: il Mar del Caribe. Continua »

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  • Racconti haitiani

    Se provate a cercare piccoli segnali di comunione di culture vi ritroverete con nulla in mano. Se provate a fare parallellismi o fantasiosi voli pindarici al fine di trovare un comune denominatore culturale, ambientale o umano, rimarrete delusi dall’esito finale. Tra Haiti e la Sicilia, malgrado entrambe siano terre del Sud, non vi sono luoghi comuni. Non il caldo, che qui è umido ed estremamente pesante. Non il cibo, che costruisce i suoi sapori grazie alle numerose spezie frutto di sapienti ed antiche coltivazioni degli Indiani Tainos. E finanche il comportamento sociale è ben diverso da quello nostro, facciamo entrambi parte dei popoli del Sud.
    Per un palermitano che vive nella provincia haitiana, i luoghi che frequento nella quotidianeità rappresentano spesso delle vere novità, da osservare con profondo interesse, senza provare a fartene una ragione. La prima regola che un bianco deve far sua, indipendentemente dal suo passaporto, è che ad Haiti nulla è come altrove. Inutile dunque cercare un filo conduttore, una logica di pensiero comune. Osservi e vivi. Nessun giudizio.
    Ciò non preclude il fatto che l’innata palermitaneità mi abbia comunque aiutato a gestirmi nel nuovo mondo – di nome e di fatto, in quanto Hispaniola, l’isola che oggi corrisponde alla Repubblica Dominicana e ad Haiti, fu il luogo dove sbarcò Cristoforo Colombo più di cinque secoli fa -, così come me la sono cavata negli altri paesi in cui ho passato gli anni della mia attuale carriera professionale. Continua »

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