Profilo e post di

e-mail: l.luca@repubblica.it

Biografia: Lucio Luca è nato a Ragusa nel 1967 ma vive a Palermo da quando aveva un paio di mesi. Ha cominciato a lavorare come cronista sportivo al Giornale di Sicilia quando aveva 18 anni. Poi è passato a Telecolor Catania dove è diventato professionista. Ha fondato il quotidiano Il Mediterraneo con quattro amici più pazzi di lui. Dal '97 lavora nella redazione palermitana di Repubblica dove si è occupato di cronaca nera e giudiziaria. Poi, dal 2001, è passato allo sport e agli spettacoli.

Vive con due donne (ma una è la figlia) ed è autore della rubrica Ghiaccioli all'arancio. Un autentico cazzeggio sul mondo del pallone siciliano.

Fino a qualche mese fa pensava che non avrebbe mai scritto un libro perché la letteratura poteva tranquillamente farne a meno. Lo pensa ancora, ma alla fine di libri ne ha scritto addirittura due. Il primo si intitola Prove tecniche di trasmissione, trent'anni di radio e tv private palermitane e racconta l'epopea dell'emittenza libera in città. Il secondo è Puellae e rappresenta una carrellata di storie di prostitute siciliane dall'epoca greco-romana ai giorni nostri. Ha promesso al suo editore di fermarsi qui ma è un maledetto bugiardo.

Lucio Luca
  • Minchia, dieci anni?

    Minchia, dieci anni? Chiedo scusa per il francesismo, ma se a colpi di “vaffa” si può diventare presidenti del Consiglio, se in Vaticano circolavano lobbiste in guepiere, se un cantautore può dire che la Sicilia è un’isola di merda (con molte ragioni, tra l’altro) in un posto sacro come l’aula magna dell’Università, un “minchia” più o meno non credo possa turbarci più di tanto.
    E dunque, dove eravamo rimasti? Dieci anni fa c’era Cammarata, oggi Orlando. Cambia qualcosa? C’era Zamparini che licenziava qualcuno e c’è ancora. C’era la munnizza per strada e quella, ringraziando a Dio non manca mai. Continua »

    Palermo, Rosalio
  • Nessuno è perfetto

    Sabato sera, subito dopo aver assistito alla partita del Palermo (ero allo stadio, ci vado sempre quando sono nella mia città), sono tornato a casa con i fischi ancora nella testa. Erano fischi meritati, dopo tre sconfitte di fila, forse si potevano evitare prima e durante la partita, ma di fischi non è mai morto nessuno. Mi sono messo davanti al computer e ho scritto di getto un post che ha dato molto fastidio. E che, con il senno di poi, probabilmente non scriverei. Almeno così. Non c’era alcun intento denigratorio e offensivo nei confronti dei tifosi, ma rileggendolo adesso mi rendo conto che è proprio difficile non prendersela. Ha ragione il mio amico Roberto Puglisi: in questa situazione di sfascio, gli ultimi colpevoli sono sicuramente i tifosi che, anzi, hanno avuto pazienza e non hanno mai provocato incidenti come invece avviene in altre città. Con il post che ho scritto di getto ho, senza volerlo, spostato l’attenzione proprio sulla parte meno responsabile (anzi, direi per nulla responsabile) di questa stagione per nulla esaltante. L’ho fatto soltanto per dire che era ingiusto prendersela soltanto con una persona, l’allenatore, che un milione di errori li ha sicuramente fatti ma forse in un momento del genere doveva essere aiutato un po’ di più. Non tanto dai tifosi, quanto da una società che doveva proteggerlo. È andata come è andata, sono arrivato a casa e ho scritto di getto. Perché non mi piace il commento scontato, banale, ma volevo far ragionare i tifosi sul fatto che anche loro (anche noi, l’errore più grande di quel post e aver scritto alla fine: io non sono tifoso) dovevano riflettere e magari non autoassolversi. Come il presidente, come i dirigenti, come la stampa per la parte che le compete. Ho scritto, ho inviato a Rosalio e sapevo che tanti se la sarebbero presa. Ma dal numero delle reazioni, dalla pesantezza delle critiche, dagli insulti in questo e altri siti (poi magari qualcuno mi spiegherà perché uno scrive su Rosalio e deve essere cazziato altrove) ho capito che il post è stato sicuramente inopportuno. Continua »

    Ghiaccioli...online!
  • Il Vangelo secondo il tifoso

    Il tifoso pensa di avere sempre ragione. Lui paga il biglietto, vive per i colori della squadra del cuore, pensa che la maglia (la sua naturalmente) conti più di qualsiasi altra cosa. E quindi, ineluttabilmente, ha sempre ragione lui. Perché gli allenatori cambiano, i giocatori pure e persino i presidenti. Ma i colori, quelli no. Quelli non possono mai cambiare. Soltanto Emilio Fede era juventino e si è trasformato in milanista per non disturbare il suo padrone. Ma quella, comunque, è un’altra storia.

    Il tifoso pensa che se ci fosse lui al posto dell’allenatore prenderebbe a calci i campioni del mondo, punterebbe sui giovani motivati e lascerebbe a casa chi non lotta e suda fino all’ultimo respiro per portare in alto la (sua) maglia. E pazienza se, magari, un beniamino non vive momenti esaltanti. Il tifoso fischia persino Amauri se la (sua) squadra perde 3-1 in casa e non riesce a uscire dall’incubo.

    Il tifoso fischia. Se è frustrato, incazzato, turbato, preoccupato. Lui fischia. Perché tanto ha pagato il biglietto e se lo può permettere. Fischia anche l’allenatore che gli ha fatto vincere scudetti e coppe dei campioni, figuriamoci se si priva con chi lo ha semplicemente portato in serie A e in Europa dopo trent’anni di male figure e fegati spappolati tra seconda e terza serie. Continua »

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  • Toda joia toda beleza

    «Mi dimetto, resto l’azionista di maggioranza della società ma sto cercando un presidente che possa stare vicino alla squadra. Le mie dichiarazioni possono creare danno alla squadra. Io dico la verità che è scomoda e non va bene. C’è qualcosa di strano contro il Palermo. Come successo in occasione delle gare contro il Milan, contro la Roma o anche ieri a Parma, hanno fatto vedere episodi veniali favorevoli a noi per giustificare gravi ingiustizie».
    Maurizio Zamparini (per la cronaca è la ventisettesima volta che annuncia le dimissioni)

    «Francesco Guidolin ha un atteggiamento non positivo. Non è possibile — ha concluso — in superiorità numerica insistere con una sola punta. Non credo sia mancanza di coraggio da parte dell’allenatore. La verità è che lui non crede più nella squadra e i giocatori ne risentono».
    Maurizio Zamparini (allora lo caccia????)

    «Del futuro della squadra si parlerà dopo le festività pasquali ma la permanenza di Guidolin sulla panchina dei rosanero, almeno fino a sabato per il match interno con il Genoa, non è in discussione. Sabato ci sarà sicuramente e spero che resti anche l’anno prossimo».
    Maurizio Zamparini (allora non lo caccia????) Continua »

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  • Le occasioni perdute

    Due pareggi e una sconfitta. Che dire, un bilancio poco lusinghiero per i nostri eroi rosanero nel periodo in cui, preso da impegni di lavoro e un briciolo di vacanze, ho abbandonato temporaneamente questi schermi per il tradizionale cazzeggio post pedatorio. Buono il pari a Reggio (avete visto Brienza? E avete visto Miccoli? Mi rassi pugni in tiesta…), così così quello con l’Udinese (ma il Palermo meritava di vincere), normale la sconfitta di San Siro con l’Inter dei miracoli (?).
    Già, questo punto interrogativo tra parentesi significa che negli ultimi tempi l’Inter non è più la squadra schiacciasassi dei tempi andati. E dunque si doveva affrontare con più convinzione, con lo spirito di chi va a cercare l’impresa, quella della quale per giorni avrebbero parlato tutti i giornali. Alla vigilia della partita, un paio di radio mi avevano chiamato per chiedermi un pronostico. Avevo risposto pressappoco così: “Se perdi a Milano non c’è niente di male, tanto vale giocarsela alla pari e magari perdere 4-0. Tanto, 2-1 o 4-0 cosa cambia?”. Invece Guidolin ha preparato la solita gara di contenimento, ha rispolverato un inguardabile Miccoli e ha fatto dichiarazione di voto prima del fischio iniziale. È come se avesse detto a Mancini: “Ok, ti dò i tre punti, ma tu fammi stare in partita fino all’ultimo così in conferenza stampa posso dire che ce la siamo giocata fino al novantesimo”. Continua »

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  • Lucio in ferie

    Cari amici di Rosalio, mi prendo una decina di giorni di vacanze. Spero meritate. Come sapete (almeno, qualcuno di voi lo saprà) vivo a Roma, lontano da casa, e quindi queste ferie mi servono anche per stare un po’ con le mie due donne. E quindi salto un paio di post. Ci risentiamo tra un po’. Un abbraccio a tutti.
    Lucio Luca

    Rosalio
  • E ora ci possiamo divertire

    Quando lavori a Roma, in un giornale romanocentrico e romanistacentrico, e di sera, in concomitanza, la “maggica” si gioca contro l’Inter gli ultimi scampoli di speranze scudetto (secondo me non ha mai avuto speranze ma qui dicono che è la squadra più forte del mondo…) e il Palermo ospita al “Barbera” il piccolo Empoli, secondo voi su cosa sono sintonizzati il 100 per cento dei televisori? E quindi, amici miei, vi parlo “de relato” (ammazza quanto sono colto…) di questi tre punti che chiudono per quest’anno la questione salvezza.
    Chi ha avuto la bontà di leggere i miei deliri dall’inizio della stagione, sa che questo tema è stato spesso ricorrente. L’obiettivo numero uno, quest’anno, era riconfermare la serie A. Molti mi hanno detto che ero eccessivamente pessimista, e forse avevano ragione. Il Palermo è un’ottima squadra, sicuramente molto al di sopra della media, ma quando finiscono i cicli bisogna stare molto attenti. Si rischia di rilassarsi troppo, di trovarsi invischiati nelle zone pericolose e di non avere la mentalità giusta per uscirne. È capitato spesso: ricordate Verona e Sampdoria dopo gli scudetti? Nel giro di qualche anno si ritrovarono in serie B. E quindi, con 11 punti di vantaggio sul terzultimo posto e appena sei o sette da conquistare per raggiungere la fatidica quota 40-41, mi pare che il più è fatto. Continua »

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  • Cercasi difesa disperatamente

    Vi chiedo scusa per il ritardo ma sono giorni un po’ complicati per la mia vita professionale. Però, malgrado tutto, sono qui a cazzeggiare sull’ennesima sconfitta “chiacchierata” del nostro amato Palermo. Non mi nascondo dietro un dito: rigori a parte, la difesa rosanero è imbarazzante e quando al 92’ lasci solo in area uno come Inzaghi è giusto che perdi. Specialmente dopo aver preso un gol analogo nel primo tempo. Per il resto, il Milan di questi tempi è ampiamente battibile e persino una squadra in crisi come il Palermo, fino a pochi secondi dal fischio dell’arbitro, un punticino prezioso se lo stava per portare via. Prezioso perché l’Udinese ha perso in casa e ha preso la strada del declino (come tutte le squadre di Marino, gironi di andata fantastici, gironi di ritorno pietosi), la Sampdoria è forte ma non così più forte del Palermo, e Atalanta, Genoa e Napoli, sulla carta, mi sembrano inferiori. Siccome il sesto e settimo posto dovrebbero aprire le porte dell’Europa, il Palermo può lottare per riconfermare il suo posto Uefa.
    Può lottare, certo, ma con una difesa del genere diventa tutto più complicato. Biava non è più quello di qualche settimana fa, Barzagli sta disputando la sua peggiore stagione da cinque anni a questa parte, Zaccardo tiene ma Guidolin si ostina a non farlo giocare centrale dove, secondo me, renderebbe di più. E Rinaudo è sempre più desaparecido, scelta cervellotica e incomprensibile visto che l’anno scorso a Siena ha disputato un’annata buonissima. Balzaretti e Cassani, poi, ormai giocano a centrocampo e difensori puri non sono stati mai. Continua »

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  • Un “parrino” corna dure

    Posso fare un uso criminoso di Rosalio? Posso rischiare l’epurazione dal blog per uso privatistico di mezzo di comunicazione? Dottor Siino, posso? E allora vado e scrivo una lettera a Francesco Guidolin, “parrino” prestato all’arte pedatoria, persona seria (pure troppo in un ambiente come il calcio) e martire preferito di un datore di lavoro generoso ma oggettivamente non troppo semplice da tenere a bada.

    Caro mister Guidolin,
    le scrivo a pochi minuti dalla soffertissima vittoria contro il Cagliari. Tre punti d’oro che, pensavo, le avrebbero potuto regalare qualche ora in più di serenità dopo le polemiche dei giorni scorsi. Per chi si è perso le puntate precedenti (legittimo, visto che con il suo presidente non ci si può distrarre nemmeno per un istante) ricordo soltanto che all’indomani della sconfitta con il Torino il suo datore di lavoro le ha rovesciato addosso il consueto carico di attenzioni (“questa squadra gioca il peggior calcio della serie A e la colpa è di Guidolin, i giocatori sono delle signorinette, etc.) che certo non ha giovato alla sua già precaria serenità. Tanto che era fin troppo chiaro che, in caso di risultato non positivo contro il Cagliari, lei ci avrebbe salutato per l’ennesima volta (forse l’ultima) restituendo la sua panchina al simpaticone di Anzio che l’aveva preceduta. Invece san Fontana prima e la premiata ditta Cavani-Jankovic poi (ottimo il primo, inguardabile il secondo e meno male che almeno il gol non se l’è mangiato…) le hanno salvato il posto in attesa delle prossime sfuriate a mezzo stampa del presidentissimo. Continua »

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  • Toro scatenato

    La tentazione di fare i complimenti a chi fa il mercato del Palermo è sempre stata forte. Dopo le tre sberle di Torino, ancora di più. Certo, dovrei forse dosare bene le parole, anche perché chi fa il mercato del Palermo — secondo voci insistenti nel mondo del pallone — è lo stesso direttore sportivo che l’anno prossimo lavorerà per la società del presidente Cairo (smentiscono tutti, quindi probabilmente è vero). Ma siccome fino a prova contraria in questo momento l’amico Foschi sta ancora al Palermo, qualche semplice domanda gli andrebbe posta. Io gli farei queste. Estendendole, per la loro parte di competenza, anche all’allenatore rosanero che certo non può nascondersi dietro un dito, e al presidente che ha sempre l’ultima parola.
    1) Com’è che Toni aveva dato il massimo segnando 50 gol in due anni e sarebbe stato meglio venderlo prima che fosse troppo tardi?
    2) Com’è che Caracciolo segna ogni partita (e pure Possanzini, ve lo ricordate?)?
    3) Com’è che mezzo Palermo, quello che per tre anni di fila si è qualificato in Coppa Uefa, gioca adesso nel Torino? Continua »

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  • Jimmy santo subito

    Quarantun anni e non sentirli. Quarantun anni e divertirsi ancora. Quelli che di calcio ne capiscono, dicono che un portiere bravo vale almeno dieci o quindici punti in classifica. Sicuramente Buffon, probabilmente anche Julio Cesar. Dida, invece, ne vale dieci o quindici in meno (e pensare che qualcuno lo preferiva al signor Seredova, o tempora, o mores) ma questi sono affari di quel capellone di Galliani. Per me Jimmy Fontana ne vale una caterva, e non solo per quello che fa in campo ma soprattutto per l’esempio che dà ogni giorno, allenandosi con serietà e comportandosi da persona per bene.
    Raro esempio di romagnolo non troppo esuberante, il portierone rosanero è di gran lunga il migliore della serie A per rendimento. Più di Buffon, più di Julio Cesar. E più di Dida, ovviamente. Purtroppo ha davanti a sé una difesa di burro, ma giocasse in una grande squadra sarebbe da tempo stabilmente in Nazionale. Continua »

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  • Cannoli e raccattapalle

    Da ore, qui a Roma, i telegiornali delle tv locali mandano in onda interviste a un pacioso quattordicenne di nome Gianluca. Per un po’ mi sono chiesto chi fosse, poi finalmente ho capito. Gianluca è il match-winner della partita che ha regalato alla “maggica” tre punti fondamentali nella corsa per lo scudetto. Il gol che ha piegato la stoica resistenza del Palermo confermando Totti e compagni come gli unici autentici avversari dell’Inter in questo scontato e noioso campionato di serie A.
    Possibile che un adolescente giochi già nel campionato più bello del mondo? Certo che no, miei cari amici di Rosalio. Ma Gianluca è il raccattapalle che con la sua furbizia ha messo il pallone sulla lunetta del calcio d’angolo mentre la nostra difesa, già distratta dall’espulsione di Rinaudo (e su questo parleremo tra un po’), si “annacava” alla ricerca di un giusto equilibrio. E invece lo scatto felino di Gianluca ha fatto sì che Pizarro (buono pure questo…) abbia battuto rapidamente il calcio d’angolo trovando Mancini solo davanti a Fontana. Il portierone ci ha pure messo del suo e il Palermo ha perso la quarta partita di fila (coppa Italia compresa).
    Ora, premesso che forse i rosa avrebbero perso lo stesso, mi faccio un paio di domande. La prima, facile facile, è questa: possibile che Rinaudo andasse espulso e Pizarro (buono quello) che si tuffa in area non meriti nemmeno un cartellino giallo? Possibile che Cassetti, già ammonito, faccia un fallo da dietro e l’arbitro (buono pure quello) si volti dall’altra parte mentre uno dei nostri, al primo intervento duro, meriti di essere cacciato via? Vabbè, passo alla seconda domanda perché è notorio che prima gli arbitri erano tutti corrotti, ora invece sono soltanto scarsi. Continua »

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  • Rifondazione rosanero

    E ora lo so che molti diranno: allora non era colpa di Colantuono. Anticipo tutti e lo dico io (per quello che vale). Sì, non era affatto colpa di Colantuono. E infatti, a suo tempo, quando il nostro beneamato presidente cacciò il sorridente tignuso di Anzio per riassumere l’incazzoso parrino di Castelfranco, scrissi qui su Rosalio che trattavasi di errore doppio. Perché un allenatore, se lo prendi, te lo tieni fino all’ultimo e poi tiri le somme. Cacciarlo dopo 13 giornate è una fesseria, e i fatti ancora una volta lo stanno dimostrando. Piuttosto, non bisognava cambiare cavallo a giugno. Guidolin meritava la riconferma, si sarebbe costruito la squadra a sua immagine e somiglianza (e a un regista, statene certi, non avrebbe mai rinunciato) e a fine stagione, anche in questo caso, si sarebbe deciso il da farsi.
    Contro il Siena il Palermo ha giocato molto meglio rispetto a Genova. Però è stato attassato come non mai. Un altro rigore sbagliato, Simplicio che sbaglia a porta vuota, Amauri che fa una rovesciata strepitosa e prende la traversa. Dall’altra parte, quattro tiri in porta e tre gol. L’ultimo a dir poco assurdo. Loria, se ci prova un altro miliardo di volte, non segna. E invece, siccome deve andare così, il Palermo ha perso di nuovo. Adesso Zampa caccerà Guidolin e riprenderà Colantuono? Possibile. Sarebbe una cazzata immane, ma chi può dire cosa passa per la testa del nostro beneamato? Continua »

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  • E adesso che ci resta?

    Un gol al novantesimo era stato fatale in Coppa Uefa. Un gol al novantesimo caccia i rosanero anche dalla Coppa Italia. È proprio una stagione sfigata, amici miei, cominciata male e finita (si spera, ne parliamo tra qualche mese) un po’ meglio.
    Che poi, adesso, che cosa ci resta? La qualificazione in Champions? Siamo seri. Un piazzamento tra il quinto e sesto posto per riconquistare l’Europa per il quarto anno di fila? Se poi dobbiamo uscire col Mladà-come-si-chiama, meglio lasciar perdere.
    E poi, siamo così sicuri che questa squadra valga uno dei primi sei posti in campionato? A occhio direi di no. Inter, Roma e Juventus mi sembrano piuttosto lontane. Il Milan, prima o poi, rientra in gruppo. Con quei brasiliani che ha davanti mi sembra impossibile che non si qualifichi per la Champions. L’Udinese è quella che ci ha buttati fuori dalla Coppa Italia e non credo proprio che sia inferiore ai rosanero. In più ha un bel bottino di vantaggio che sarà dura recuperare. E la Fiorentina? Anche quella, almeno secondo me, è fuori della portata di Amauri e compagni. Forse ce la giochiamo con la Sampdoria (che domenica ce ne ha rifilati tre…) e stiamo attenti alle rivelazioni tipo Catania, che sabato stava mettendo sotto la Juve. E pure a Napoli e Atalanta, in attesa di una Lazio che così schifo non può proprio fare. Insomma, secondo me quest’anno stiamo fra le prime dieci. Non di più. Il che è sempre meglio che un pugno in faccia, ma forse c’eravamo abituati troppo male. Continua »

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  • Portateli all’Aspra

    Se il buon giorno si vede dal mattino, questo 2008 non promette davvero nulla di buono per i colori rosanero. Erano anni, ma davvero molti anni, che non si giocava così male. Peggio di Empoli, Ascoli, Messina e metteteci tutte le altre che volete. A Genova Cassano sembrava Maradona, Bellucci era meglio di Pelè, persino Franceschini non faceva rimpiangere il miglior Kakà. E dall’altra parte undici pellegrini in gita premio. Una specie di mista scapoli-ammogliati senza né capo né coda. È finita 3-0 e non si vede come meglio potesse finire. Mi spiace davvero, perché da quando era arrivato Guidolin sembrava — sottolineo sembrava — che ci fosse uno spirito nuovo nella squadra. E invece quelli che sono scesi in campo a Marassi non ci hanno messo l’anima. Perché si può perdere ma non in questo modo. Così è umiliante e fa male.
    Alcune domande alle quali nessuno risponderà ma sulle quali mi (e vi, se ne avete voglia) interrogo. La prima è questa: ma se giochi in trasferta con una squadra che gioca a cinque a centrocampo, che senso ha schierare tre punte e rinunciare a uno come Caserta? Secondo me è stato un errore, e pure grosso, di mister Guidolin (sapete quanto lo stimo, ma quando ci vuole, ci vuole). Continua »

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  • Le pagelle di Natale

    Se c’è una cosa che odio sono quelli che si ergono a giudici e si mettono a dare pagelle a destra e manca. E quindi, siccome tento di prendermi da solo per il culo (si può dire o siamo in fascia protetta?), ecco i promossi e bocciati dell’annata rosanero. Non senza accennare al mega regalo di Natale che i Nostri hanno voluto fare agli amici laziali. Un pareggio assurdo, due punti buttati via. Difficile dare colpe all’allenatore che non calcia i rigori, impossibile prendersela con Amauri che ha fatto meraviglie e può sbagliare. Però in 11 contro 10 se vai sul 3-1 è stra-finita. Vabbe’, mettiamoci una pietra sopra anche se chiudere il 2007 a soli due punti dal quarto posto non era affatto male.
    Per la serie “mi faccio male da solo” e “non ti sono bastati tutti gli insulti già presi?”, ecco la mia pagella. Un consiglio: invece di prendervela con il povero cronista, fate anche la vostra e così ci divertiamo. Buon Natale e buon anno a tutti.

    10 – Jimmy Fontana. Quarantuno anni, miglior giocatore del Palermo del 2007 per una giuria di giornalisti. In più è pure diventato padre. Io lo convocherei in Nazionale per fargli coronare una splendida carriera. Ma io non sono Donadoni. Per fortuna. Sua, ovviamente.

    9 – Amauri. Un voto che comprende anche la fine del 2006 e, soprattutto, il ritorno in campo da immenso protagonista. Lo dico sinceramente: pensavo che dopo l’infortunio non sarebbe tornato l’Amauri di una volta. Sono felice di avere sbagliato. Per me è ancora più forte di prima. Purtroppo a giugno andrà via (Milan? Juventus?) ma è giusto così. Merita la Champions e speriamo soltanto che ce lo paghino quanto vale.

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  • Moggi, Foschi e l’allegra brigata

    Repubblica ha pubblicato oggi ampi stralci delle conversazioni fra Luciano Moggi e personaggi del mondo del calcio. Risalgono all’autunno del 2006, quando Calciopoli era già deflagrata, le penalizzazioni inflitte, qualche arbitro squalificato. Eppure tutti continuavano a parlare al telefono con Moggi e tra questi il suo nuovo “pupillo”, il direttore sportivo del Palermo Rino Foschi. Ecco cosa scrive Corrado Zunino, cronista sportivo di Repubblica.

    “Lo chiamano direttore, ancora direttore. È indagato per associazione a delinquere e frode sportiva, minacce e illecita concorrenza. In due procure diverse. Ed è stato squalificato per cinque anni dal calcio italiano. Niente. Il calcio italiano, un pezzo probabilmente irrecuperabile ma sicuramente importante, chiama ancora Luciano Moggi, ne ascolta i suggerimenti, gli fa relazioni su giovani talenti da smistare a squadre amiche. E torna a brigare con lui, non ha mai smesso. Lo dicono le 409 pagine di informativa dei carabinieri che hanno riaperto un istante prima del processo la Calciopoli 2.
    Rino Foschi, direttore sportivo del Palermo, non si fa scrupolo di insultare il suo presidente (“non sa quel che dice poverino”) e il compagno di lavoro (“Sagramola e un def… non pericoloso”) pur di difendere Moggi. “Sei l’unica persona innocente”. I peggiori, secondo Foschi, sono ancora sul trono: “Galliani, Carraro, Petrucci, Agnolin”, li elenca. “Poi ti vengo a fare compagnia in spiaggia, ma prima faccio nomi e cognomi a reti unificate…”. Continua »

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  • Il post lo fate voi

    Siccome la partita l’avete vista tutti — per i pochi distratti ricordo che il Palermo ha vinto 3-1 a Bergamo con l’Atalanta, seconda vittoria consecutiva della gestione Guidolin, sei punti in tre partite e se a Catania non buttavano fuori Caserta forse erano pure sette, in gol sia Cavani che Amauri, in campo anche Miccoli per il tridente e meno male che il prete era uno che si cagava sotto — siccome l’avete vista tutti, dicevo, mi sono passato lo sfizio di andare in un muro di tifosi (quelli veri) e di “rubare” i commenti. No, l’ho fatto soltanto perché così mi evito i tradizionali insulti e anche perché in quel muro erano tutti distrutti quando Colantuono ha perso il posto (ma non i soldi, e quindi sindacalmente siamo tutti tranquilli) e all’orizzonte si affacciava il ritorno del musone di Castelfranco.
    P.S. – I commenti sono tutti veri e riportati con il copia-incolla. Se non siete d’accordo non prendetevela con me. Baci a tutti.

    “Grande prestazione del Palermo, oggi si è vista una signora Squadra (S maiuscola) in campo contro una Atalanta tutta corsa ma con poca qualità. In avanti il trio mette paura”

    “Faccio i complimenti a Guidolin ed ai ragazzi per l’ottima prestazione perché oggi si può parlare solo delle grandi gesta dei nostri calciatori, grandissima prestazione, da grande squadra…”.

    È tornato il vero palermo!! Prevedo un futuro molto roseo
    …finalmente…era ora!!

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  • Quelli che…

    Quelli che, azz… che bella partita sabato sera con la Fiorentina. C’era un freddo cane ma ne valeva la pena.
    Quelli che, azz… che bella partita sabato sera con la Fiorentina. C’era un freddo cane e non me la sono sentita, e poi era pure l’Immacolata.
    Quelli che, azz… che bella partita sabato sera con la Fiorentina. C’era un freddo cane ma che scemo che sono stato: e quando mi ricapita di vivere così tante emozioni?
    Quelli che, no sono a lutto. Finché sulla panchina c’è quel prete io allo stadio non ci metto più piede.
    Quelli che, toglietemi tutto ma non il mio Colantuono. Almeno ride, quell’altro è sempre incazzato. E dire che con un milione e passa di euro all’anno ne avrebbe motivi per ballare felice.
    Quelli che, e poi è uno che si caga sotto. Figurati se avrà il coraggio di mettere in campo assieme Miccoli, Amauri e Cavani. Contro la Fiorentina, poi. Se va bene ne manda cinque a centrocampo, palla lunga e pedalare.
    Quelli che, ci fosse stato ancora il tignuso di Anzio allora sì che avremmo visto il calcio-spettacolo. E poi, alla peggio, almeno ride…
    Quelli che, Guidolin? Ci ha portati in serie A dopo 32 anni, poi pure in Coppa Uefa e ha tutti i record di punti, vittorie, giocatori in Nazionale. E chi se ne frega? Ha perso ad Ascoli e col Messina e quindi se ne stia a casa sua a fare il ciclista. Continua »

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