Profilo e post di

Sito: http://www.quattrocanti.it/

e-mail: pan1917@gmail.com

Biografia: Sono nato a Palermo nel 1985 e qui sono rimasto, almeno fino ad ora. Dopo la maturità classica mi sono iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università della mia città. Allo studio affianco l'interesse per la letteratura, per la musica, per la scrittura, l’editoria e la comunicazione multimediale. Seguo con passione l’attualità, mi piace scavare nei dettagli dei fatti di politica nazionale e internazionale. Interessi che si risolvono quotidianamente anche nella militanza politica. Ho scritto come critico musicale per diverse webzine; oggi scrivo per il giornale online www.quattrocanti.it e curo personalmente il sito musicale amatoriale rockinitalia.altervista.org.
Nel 2007 ho pubblicato per la Magnetica Edizioni Heavy Metal Messiah, saggio romanzato sulla band inglese heavy rock Judas Priest. Mie poesie sono state pubblicate in alcune antologie di poeti contemporanei.

Marco Priulla
  • Inaugurazione mostra “Fuoricampo” a Palazzo Steri

    Fuoricampo, la mostra fotografica di Gabriele Gravagna, a cura di Alessandro Pinto e Manrica Rotili, con testi di Clelio Benevento, Marco Valerio Bonazzi, Claudio Canepari, Piergiorgio Di Cara, Giacomo Frignani, Maximilien Gobiet, Massimo Provenza e Paolo Santolini, sarà inaugurata oggi nella Sala delle Verifiche a Palazzo Steri.

    Gabriele Gravagna, 26 anni, è originario di Palermo, ma vive a Roma da alcuni anni. Regista e filmmaker, ha lavorato per il cinema e la televisione, contribuendo alla realizzazione di programmi e fiction, e parallelamente sì è dedicato alla ripresa di live performance musicali in tutta Europa. Nel corso della sua formazione ha maturato la volontà di non limitare ad un solo mezzo espressivo la sua capacità di comunicare idee e sensazioni; da qui la scoperta della fotografia come veicolo di completamento. Continua »

    Palermo
  • La fotografia palermitana in mostra a Mosca

    Quando ci spostiamo all’estero capita che noi palermitani commettiamo l’errore di portare con noi quelli che crediamo essere i pregiudizi più comuni riguardo la nostra città e la nostra storia.

    È un atteggiamento strano e straniante: è come se volessimo confermare le maldicenze per ottenere un riconoscimento più immediato; come se non volessimo deludere delle aspettative negative che, nonostante i loro lati oscuri, crediamo essere quanto di più immediatamente spendibile per la nostra identificazione e, quindi, accettazione.

    Fortunatamente, però, le eccezioni non sono solo molteplici, ma anche di grande rilievo.
    E in questo caso, “eccezioni” non significa soltanto evitare di confermare gli altrui pregiudizi; significa soprattutto scagliarsi programmaticamente contro essi, sfidarli, cancellarli. Continua »

    Palermo
  • Senza Contratto: “La metafora del gilet”

    È arrivata su YouTube la puntata La metafora del gilet della nuova serie web dagli alti contenuti morali Senza Contratto.
    Il progetto è completamente NO BUDGET, in linea con lo spirito della serie (senza contratto di lavoro, senza contratto d’affitto…) e racconta le disavventure di emigranti in terra romana, tra amicizia e problemi da coinquilini.
    La serie è scritta e diretta da “Fili e Lacrime”, dietro la quale troviamo camuffati Nicola Di Roma (31, casertano) e Carlo Loforti (25, palermitano).
    Ad essa lavorano due attori palermitani, Alessio Bondì (23 anni, interpreta Nicola)) e Alessio Barone(28, interpreta Carlo), entrambi trapiantati a Roma. Al momento nella squadra annoveriamo anche gli attori Matteo Vanni (toscano, interpreta Gabriele) e Diego Facciotti (veneto, interpreta Riccardo). Continua »

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  • Torna a casa, lessico

    Questo è solo un post, non basterà a contenere né la mia preoccupazione né tutte le implicazioni dell’argomento.
    Ma lancio la pietra, non ritiro la mano e spero che qualcuno segui segua il lancio a sua volta. La gente fa sempre più fatica ad incazzarsi, s’indigna forse, si sente un poco disturbata, ma non s’incazza. Forse qualcuno lo farà dopo aver letto il post, se ritiene di averne motivo. E se ha motivo di farlo, ne ha anche tutto il diritto, considerato che mi pronuncio contro la sua stupidità.

    Qualche giorno fa stavo conversando con un’amica, l’argomento era la differenza dei comportamenti tra maschi e femmine. Il tono era per lo più ironico e un po’ stralunato, ma al mio usare il termine “femmina”, questa mia amica mi disse «Io sono una donna, non sono una femmina».
    Confesso che dopo la sua uscita lasciai morire la conversazione. Quella frase mi sembrò di una idiozia profondissima, un limite invalicabile; non era un’interlocutrice all’altezza.
    Nei giorni successivi ho riflettuto sull’accaduto, cercando di inserirlo nell’ambito di una più ampia riflessione che interessa il linguaggio, anzi le parole. Le parole come pervertimento.
    Due fenomeni mi preoccupano più degli altri: il primo, di più ridotte dimensioni, è l’uso delle parole come scudo e/o specchio di una civiltà essenzialmente intrisa di ipocrisia e senso di colpa, e che possiamo, banalizzando, avvertire nei termini del “politicamente corretto”.
    L’altro, di carattere più generico ma fondamentale, è la pericolosa, drammatica riduzione della terminologia, delle possibilità delle parole, l’arida pochezza quantitativa del numero dei vocaboli usati e dei loro modi di costruzione. Partiamo da questo secondo punto che, in virtù del suo carattere generico, non abbisogna,almeno in questo luogo, di trattazione approfondita. Continua »

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  • Come sta la musica a Palermo?

    Polemica infinita e sempre rinnovata quella che riguarda la salute della situazione musicale palermitana. Le ultime asce brandite le abbiamo avvertite fino a pochi mesi fa, in una querelle tutta fuoco che ha contrapposto musicisti e gestori dei locali nell’arena dei social network. Il fenomeno però è complesso, e mal si presta ad una riduzione manichea, dove una parte soltanto ha tutte le ragioni e l’altra tutti i torti.
    Sarebbe anche più facile scriverne come due poli contrapposti, ma invero la situazione mi sembra più confusionaria che altro.
    Esiste una scena musicale palermitana?
    No, esistono diversi musicisti e molte band che si muovono autonomamente, un po’ alla deriva e non senza faciloneria; esistono locali che spesso non hanno né le caratteristiche strutturali né la mentalità o l’iniziativa di una gestione adeguata; esistono scarse e poco produttive dinamiche editoriali e comunicazionali intorno al mondo dello spettacolo (tra l’altro gestite da nomi sempre quelli, o che fanno riferimento a nomi sempre quelli); e potrei continuare a declinare così tutte le categorie dell’ambito.
    Ecco cosa vedo come unica e generale peculiarità della scena musicale palermitana: l’improvvisazione. Continua »

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  • L’Orlando Furioso di Palermo

    In queste ultime settimane, per motivi di studio e ricerca, ho avuto modo di visitare quasi quotidianamente la Biblioteca Regionale per riesumare il passato letterario e giornalistico palermitano. Il risultato è stato di non spregevole fattura.
    Oltre all’opportunità di scoprire poeti e poetesse, dal Cinquecento all’Ottocento, di talento ora grande ora mediocre ma tutti indistintamente significativi di una stagione, oltre ad aver scoperto letterati tenuti in poco conto capaci di anticipare in alcuni luoghi delle loro opere idee e pratiche che sarebbero venute molto dopo, ho avuto il piacere di disseppellire vetuste memorie di un giornalismo palermitano di fine Ottocento – inizio Novecento di grande spessore polemico, intriso di una coscienza satirica e goliardica di respiro internazionale, non senza la ripresa di peculiarità e modi della tradizione nazionale. Fra queste memorie, quella che mi ha stuzzicato più favorevolmente appartiene alla rivista goliardica PAPIOL. Continua »

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  • Che sindaco per Palermo?

    È uno dei temi più dibattuti della città: chi sarà il nuovo sindaco? Tutti ne parlano, tutti sono in grado di indicare un nome, tutti sognano di poter indicare un nome, e nel frattempo la lista dei candidati si allarga, e nuove speranze si alimentano.
    Ovviamente, io ne so quanto voi, cioè non so chi sarà il nuovo sindaco di Palermo. Ma una cosa la so: so che tipo di persona vorrei come sindaco.
    Palermo non si trova ad affrontare il malgoverno, bensì si trova ad affrontare l’assenza di un governo, la presenza vigile e costante di un’amministrazione: il malgoverno è di chi opera nell’errore, di chi opera nel male, di chi opera nell’interesse personale, ma opera. Da anni, invece, a Palermo non si opera, non accade nulla, non si costruisce nulla, non si cambia nulla, l’amministrazione non si vede e non si sente, non esiste, con la città che sembra galleggiare in un eterno presente, dove non esistono ieri e domani, non vi sono orologi, non vi sono calendari, come se non vi fossero neanche cittadini, case, lavoratori, inoccupati e disoccupati. Continua »

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  • Teste di nicchia

    Quanti sono i palermitani che vorrebbero diversa e migliore la propria città? Siete in grado di enumerare tutti i movimenti, i comitati, i partiti politici, le associazioni, i forum e le compagnie che si spendono, bene o male al momento non importa, perché un ambito, una categoria o un servizio della città migliorino? E stiamo considerando soltanto quelli con una tessera in tasca. Immagino vi siano migliaia di persone che, nella solitudine della loro quotidianità, inveiscano contro tutto ciò che non va; persone che si lamentano in casa con la famiglia, con gli amici al bar, coi colleghi al posto di lavoro (se hanno un lavoro). Due categorie, quindi, di lamentosi: gli affiliati e i solitari. I solitari sono spesso individui che, rispetto agli altri, si muovono con più difficoltà nella società: non partecipano agli eventi, non seguono diligentemente l’attualità, non cercano grandi risposte e non nutrono che piccole o nulle speranze. Per motivi che possono riferirsi a ristrettezze economiche, a gravi pensieri giornalieri, a pesanti scadenze e ad una mancata adeguata formazione, essi non si vedono: forse troppo schiacciati dalla vita, istintivamente disillusi, più facili agli inganni e alle promesse, essi sanno che potrebbe andare meglio, lo sanno d’istinto, ma non credono alla buona fede degli altri, e non sanno cosa di preciso non va, dove sta il problema, come lo si potrebbe risolvere. Continua »

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