Un figo di nome Massimo con un cesso che si chiama Palermo
Tempo addietro passeggiavo per le vie del centro, di lì a poco sarebbe finita l’estate e decisi di prendere una grattatella davanti al Teatro Massimo. Quando pigghiavu e m’assittavu n’u scaluni proprio davanti ‘a ‘nfirriata, orgoglioso per il via vai di turisti che si soffermavano ad ammirarlo, mi scattai un selfie di rito con la grattatella, la facciata del Teatro e la didascalia «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita…la grattatella li rinfresca».
Ad un certo punto vidi avvicinarsi una carrozza… «Tis is Massimo de Teatr very biuti det de uord. If iu uont tu du en foto, iu du!» (leggasi con forte cadenza e strascicata palermitana).
A quel punto la mia giornata venne stravolta! Da un lato ero estremamente divertito, il cocchiere con garbo (e coraggio) aveva appena riferito che “quello era Massimo, il teatro più bello che il mondo!”, dall’altro un po’ dispiaciuto in quanto non riuscivo a capacitarmi del perché non si potesse “legalizzare” il “servizio carretti” affiancando, ai cocchieri, studenti di lingue e/o arte che potessero dire qualcosa di più su quello che forse è uno dei monumenti più importanti della nostra città!
Quel pensiero però rimase ancorato a quel momento e, di fatti, me ne dimenticai…
Ieri però ho preso un caffè proprio lì, accanto “a Massimo” e questo è quello che mi son trovato davanti (la foto non è stata modificata in alcun modo, è una banalissima panoramica tirata fuori da uno smartphone comune).
A quel punto ho esclamato «Mi***ia se è bello”. Se ne sta lì, tutto solo, ma spadroneggia e si pavoneggia. Nie’ piccio’ troppu beddu è!». Continua »
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