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Biografia: Noemi De Lisi nata a Palermo il 29/07/88 ha conseguito il diploma presso il liceo socio pedagogico "Camillo Finocchiaro Aprile" (PA), attualmente frequenta il secondo anno del corso di laurea in Giornalismo per uffici stampa della Facoltà di Scienze della Formazione (Unipa). Nel marzo 2009 alcune sue opere sono apparse sulla rivista di stampo letterario Nuovi Argomenti edita da Mondadori.

Noemi De Lisi
  • Studeo ergo otium

    Il pensiero filosofico romano aveva elaborato una riflessione sui modelli di vita della propria società, individuando e distinguendo, una “vita attiva” da una “vita contemplativa”; ossia, il famoso contrasto fra negotium e otium. Il negotium era inteso come una vita dedita all’impegno nei campi militare, economico e politico; mentre l’otium rappresentava la sua perfetta antitesi, in quanto, consisteva in una vita di studio e di produzione esclusivamente filosofico-letteraria. Fra i due cliché, la società privilegiava il primo denigrando il secondo, tanto che era perfino considerato sconveniente per il cittadino romano un prolungato approfondimento dell’istruzione. Lo stesso padre di Seneca cercò di distogliere il figlio dalla filosofia. La denigrazione per i lunghi percorsi di studio, soprattutto quando concentrano l’attenzione su materie che sembrano non avere un facile e immediato riscontro pragmatico con la società attiva, sembra quanto mai odierno. Attualizzando la divisione romana della società, potremmo parlare di lavoratori e universitari. Distinzione che nasce spontaneamente se contestualizzata nella sfera socio-culturale palermitana, dove è fortissima la presenza di un vero e proprio culto del travagghio. Continua »

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  • Tampasiava l’imperturbabile blasé

    Percorrevamo una via del centro quando rallentammo il passo accorgendoci di non esserci prefissati una meta. Ma dove stiamo andando? Da sempre avevamo subito il curioso fascino del tampasiare (termine dialettale traducibile con bighellonare o vagabondare), errare mollemente per le vie della città senza che alcun particolare stimolo seducesse la nostra attenzione. Vetrine, insegne, schiamazzi, volti: agli occhi del blasé tutto si mescola e confonde in un opaco sfondo sul quale si staglia la sua lenta figura. Il blasé, concetto introdotto nel XX secolo dal sociologo Georg Simmel, è l’uomo che vive immerso in uno stato di profonda apatia e disillusione nei confronti della moderna società massificante. Quante volte abbiamo vagato per le strade godendo della genuina inconcludenza del nostro agire, senza percepire il tempo scorrerci attraverso. Abbiamo così sperimentato che esistono due modi di tampasiare. Il primo è di chi bighellona in giro tracciando percorsi casuali, che si tratti del malinconico avanzare di un apatico blasé, o del giocoso vagabondare di un bizzarro Charlot. La seconda modalità riguarda l’aspetto “statico” di questa indolente attività, e richiede un minor dispendio di energie. Continua »

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