Non era una notte buia e tempestosa. Anzi, era calma e luminosa. Ma il maresciallo Scibilia non riusciva a prendere sonno. Si rivoltava sul letto cercando di trovare una posizione che mitigasse il dolore alla spalla e le stramaledette cervicali che ormai non gli davano pace. Eppure si muoveva come un gatto: leggero e senza fare rumore. Per non svegliare la moglie Sofia. Povera donna, tutto il giorno a faticare e ora pure i gemellini, i due nipotini che la figlia scodellava puntualmente a casa loro alle sett’albe. Ma a quei due marmocchi, tosti come Dio li fece, nessuno pensava come a una fatica. Figuriamoci Sofia che ci passava la giornata a chiamarli: Marcooooo, Mirkoooo… Ma vedi tu che nomi. Con la scusa dei gemelli, aveva perso l’occasione di avere un nipotino che si chiamasse Salvo come lui. Sì, proprio. Che c’è di male? Epperò non è conto che li potevano chiamare Salvo tutti e due. Ma una volta che li hanno chiamati Marco e Mirko, che ci voleva a chiamarli Salvo e Tore? O Salvo e Totò? Ma comunque, l’importante è che i bambini sono sani e pieni di vita, poi come si chiamano chiamano. Continua »
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