Palermo in mutande all’appuntamento con la storia
Caro J. Wolfgang Goethe,
anche ai vostri tempi si usava dire che agli “appuntamenti con la Storia” bisogna arrivarci decorosi, ben preparati, e non in pigiama o in mutande? Quindi a Palermo oggi secondo Lei, c’è davvero il Nuovo che avanza, o il Morto che afferra il vivo, quando sindaci smandrappati si riciclano per stanchezza collettiva, nella mancanza tragica di “alternativa”? Quando Lei era in gioventù, è stato molto felice della gita al capoluogo tout port ma oggi sopravviverebbe a una ulteriore capatina, e soprattutto riuscirebbe a scriverci qualcosa senza farsi incenerire da cittadini e giornalisti nativi, prima di rientrare a Weimar? Così tra imbarazzo e disillusione capita di dover parlare di città inabissate ma convinte del contrario, in cui le misure antirapina si applicano persino alle edicole votive: l’occasione è un articolo, Palermo capitale della cultura 2018. Basta con le liti, raccogliamo la sfida, agito mutuando dal lessico calcistico, poi arrivato fino al politichese, con Berlusconi e Renzi, e adesso fin giunto qui, a parlare ancora di ‘lanciare’, ‘raccogliere’, ‘pescare’, ‘tirare’ – e chissà che altro – tenzoni. Allo scritto pubblicato sul Corriere, è conseguito un trabocchetto ecumenico che sollecitava sui social a ‘farsi interpretare’ da lettori-allocchi, scopo del gioco comprendere il possibile e implicito schieramento celato, che invece era proprio lì esposto come pomodori a seccare al sole. Continua »
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