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e-mail: silvia.vitali@inwind.it

Biografia: Il mio primo respiro è avvenuto poco più di trent'anni fa e poco meno di un anno dopo ho iniziato a fare i miei primi passi. Da allora cammino, a volte corro, altre mi fermo per decidere da che parte andare. Qualche volta inciampo, ma ho imparato a rialzarmi e a ricominciare a camminare.
Alla ricerca di un mio personale equilibrio tra passione e ragione, sono partita con il sogno di diventare attrice e tra laboratori teatrali, spettacoli e tanti libri, mi sono ritrovata con una laurea in ingegneria informatica.
Nonostante una professione fatta di bit “bianchi” e “neri” quello che cerco di cogliere lungo la mia strada sono le sfumature.
Da quelle sfumature, dai miei viaggi, dai miei sogni, dalle mie emozioni, nascono le mie storie.

Silvia Vitali
  • La ragazza di Porta Felice

    L’auto rossa si fermò poco dopo Porta Felice, nei pressi delle Mura delle Cattive.
    Nella penombra tre ragazze chiacchieravano sottovoce, stavano vicine per riscaldarsi con il calore dei loro corpi, l’unico di cui potevano godere nelle sere di inverno.
    «Tocca a te, bella mora. Sei fortunata». disse una delle ragazze a Sonia indicando l’auto che si era fermata.
    Sonia conosceva il numero di targa e si avvicinò all’auto, chinandosi per guardare dentro ed essere vista allo stesso tempo. Riconobbe l’uomo al volante e lui identificò la giovane rumena.
    Quell’angolo della strada era da anni ormai gestito dalle rumene, poco più avanti si trovavano russe e ucraine. Le africane erano nascoste in una zona lontana dal centro città ma più umida sia d’inverno che d’estate. Sonia non soffriva il freddo ma odiava l’umidità che le arricciava i capelli, che aveva sempre avuto perfettamente lisci prima di arrivare a Palermo e passare le notti per strada.
    Le più fortunate, pensava Sonia, erano le asiatiche che lavoravano sotto copertura nei centri massaggi. E naturalmente le italiane, ma era inutile paragonarsi a chi passava le serate nei ristoranti di lusso e alle feste della “Palermo bene”.
    «Il solito?» disse Sonia rivolgendosi all’uomo con gli occhiali seduto alla guida dell’auto rossa.
    «Sì» La ragazza salì in macchina e si allontanò dall’angolo in cui stava con le amiche, per fermarsi poco distante, in una traversina che portava ad una piccola spiaggetta.
    Sonia adorava il mare, aveva lasciato la Romania e scelto la Sicilia per il mare. Era stata la sua unica scelta. Il resto era venuto da sé… Continua »

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  • Promesse

    Andava via spinta dai «beata te», tornava trattenuta dai «torna presto&#187. Erano due anni che andava e tornava, tornava e andava, un movimento continuo tra due case che erano entrambe sue ma che nello stesso tempo non le appartenevano. La prima era la casa che aveva preso in affitto e che divideva con altre ragazze meridionali. Al nord. La seconda era quella in cui era cresciuta e in cui vivevano ancora i suoi genitori. Al sud. Negli ultimi due anni aveva passato più ore in aeroporto che al cinema, che era sempre stata la sua passione. Attese, ritardi, imbarchi, controlli, sguardi sui display sperando che il tempo programmato di un volo coincidesse con il tempo stimato. Viaggi brevi o lunghi, minimo due giorni massimo dieci, prima frequenti, poi sempre meno. Valigie pesanti. Prima. Poi sempre meno. Aveva imparato a viaggiare leggera, la pesantezza la portava nell’animo, quando andava al sud per nostalgia, quando tornava al nord per esigenza.
    Anche nell’ultimo viaggio di ritorno il suo bagaglio si fece più leggero. Continua »

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  • Li morti

    Salvatore era andato a letto subito dopo cena, senza fare capricci, perché sapeva che quella sarebbe stata una notte speciale e i bambini non dovevano rimanere in giro per casa.
    Continuava però a rigirarsi sotto le coperte senza riuscire a prendere sonno.
    Era la prima vigilia dei morti che dormiva da solo nella sua stanza.
    Suo fratello Giuseppe era partito militare all’inizio dell’anno e il nonno, dal quale lui aveva preso il nome e che aveva sempre dormito nella loro camera, aveva chiuso gli occhi una sera di settembre e non li aveva più riaperti. Le prime notti dopo la scomparsa del nonno, Salvatore aveva cercato di non addormentarsi, di non chiudere gli occhi, per il timore di non potersi più svegliare, ma scoprì presto che il sonno era molto più forte della sua volontà e giungeva all’improvviso senza che lui se ne accorgesse. Cosi, per la paura di non risvegliarsi e temendo di rimanere intrappolato in qualche brutto sogno, ogni sera pregava Gesù Bambino affinché tenesse gli incubi lontani da lui. Se proprio non doveva svegliarsi, sperava di rimanere imprigionato in un bel sogno! Continua »

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