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e-mail: enzo.messina@alice.it

Biografia: È nato nel 1953 a Palermo, città nella quale vive ed esercita la professione di chirurgo presso una nota casa di cure. Negli anni settanta ha collaborato, come conduttore ed autore, nelle allora neonate radio “libere”, prima con la R.P.A. Stereo sound e poi con Radio Palermo centrale. Appassionato di musica jazz, patologicamente tifoso del Palermo calcio, ha collaborato con il settimanale Un'idea curando una rubrica di satira politica cittadina. Ha pubblicato due libri, uno di satira di costume, Con rispetto sparlando (Edizioni Ilapalma) e un giallo d'ambiente, Lo sguardo del granchio (Pietro Vittorietti Editore).

Vincenzo Messina
  • Don’t call me please

    Una delle massime in voga in un periodo storico che non ci piace affatto ricordare recitava: «Il lavoro nobilita l’uomo».
    Giustissimo.
    Un buontempone, qualche tempo dopo, aggiunse: «E lo rende simile alle bestie».
    Giustissimo anche questo e, sopratutto, lungimirante.
    Le particolari bestiole a cui mi riferisco appartengono a quel simpatico genere di insetti scientificamente definiti pthirus pubis ma che, alle nostre sicule latitudini, confidenzialmente vengono chiamati chiattidde.
    Conscio del fatto che queste righe non sono lette solo da esperti zoologi, mi limito a ricordare che si tratta di piccoli pidocchietti a sei zampe che amano soggiornare fra la peluria delle zone intime provocando effetti che definire fastidiosi è già un eufemismo.
    Liberarsi definitivamente di loro, peraltro, non è affatto semplice poiché sono tenaci.
    Ora, si da il caso che l’evolversi dei tempi, della tecnologia e delle esigenze di mercato abbiano fatto sì che questi simpatici animaletti siano stati forniti di uno strumento in apparenza innocuo ma che facilmente può trasformasi in vero e proprio attrezzo di tortura: il telefono.
    Ed è proprio a voi, giovani uomini (e donne) nobilitati dal lavoro e da questo resi simili alle bestie di cui sopra, che mi rivolgo per farvi sapere che:
    a) del corso gratuito di inglese non me ne fotte un beneamato;
    b) ancora meno, se possibile, mi può interessare un corso di informatica;
    c) se ho voglia di acquistare mozzarelle di bufala, so già a chi rivolgermi;
    d) non ho nessuna intenzione di cambiare operatore telefonico e non mi interessa se spendo di più rimanendo con il mio: sarò padrone di dilapidare i miei soldi come mi pare e piace, o no?
    e) di un depuratore per l’acqua non so che farmene, anzi, acchianare a casa le cassette di minerale la considero sana attività sportiva a tutti gli effetti. Continua »

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  • La Palermo differenziata, terza (e ultima) parte

    Stabilito come smaltire “organico” e “indifferenziato”, pronta, scatta la molla del “quando” e del “dove” in modo, diciamo così, personalizzato.
    L’arte di costruirsi delle regole a proprio uso e costume, stiracchiando la flessibilità dell’interpretazione peggio degli elastici del base jumping, è qualità che in questa città non manca.
    Una vettura posteggiata in seconda fila ci indispone, ci innervosisce, ci indigna, ma se è la nostra: «Giusto il tempo di comprare le sigarette», «Il tempo di un caffè», «Solo il tempo di lasciare il bambino a scuola», e così via.
    Anche il tempo, unità di misura oramai determinata con precisione matematica, a Palermo acquisisce prerogative di elasticità a nostro uso e consumo.
    Se ci possiamo prendere il lusso di rendere flessibile il tempo, figuriamoci se non possiamo farlo con i nostri rifiuti domestici, ma alla nostra maniera.
    Tenersi a casa l’umido per tre giorni in attesa del ritiro?
    Non se ne parla. Continua »

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  • La Palermo differenziata, parte seconda

    Mestamente devo riconoscere che sono un polemico rompiballe, e non è solo una questione d’età.
    La prima contestazione di un certo rilievo la feci una quarantina di anni addietro nei confronti de La settimana enigmistica che, in prima di copertina, si auto classificava come «il passatempo più sano ed economico».
    Scrissi una polemica lettera aperta con la quale contestavo tale affermazione, sostenendo che un settimanale di enigmistica ha il dovere di essere di univoca interpretazione proprio nelle definizioni, specificando che tale primato era da attribuire, senza rivali, alla pippa e che quindi loro, tutt’al più, si sarebbero dovuti accontentare del secondo posto, ma mai ottenni risposta.
    Non vi sorprenderà, dunque, se la mia vis polemica nei confronti della raccolta differenziata sia andata oltre ai “bisogni” di Fulippo.
    La graziosa signorina che con un sorriso accattivante, attraverso i manifesti distribuiti in tutta la città ed il frontespizio della brochure informativa distribuita dal Comune, ci mostra il palmo della mano aperta è il richiamo per lo slogan «Cinque minuti al giorno e la mia città è più pulita», che ben si appatterebbe con la già citata frase «Differenziare non è difficile né complicato».
    Ma siccome mi sento votato alla gestione di un ipotetico “Ufficio per la complicazione degli affari semplici”, avendo dichiarato guerra al call center del Comune, ho trovato un altro inghippo per il corretto smaltimento dei rifiuti: il cartone del latte. Continua »

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  • La Palermo differenziata

    La buona notizia è questa: il nostro beneamato primo cittadino, Diego Cammarata, è vivo e gode ottima salute.
    Lo so per certo, ed almeno per due motivi: mi ha scritto una lettera e mi è parso di intravedere, se non proprio lui, almeno un suo ologramma nei servizi televisivi sui funerali del compianto avvocato Enzo Fragalà.
    D’altro canto, i commentatori delle varie emittenti nazionali, citando fra i presenti le varie autorità intervenute, dal presidente del Senato al panellaro di corso Alberto Amedeo, lui non lo hanno cag… neanche di striscio, ergo, come prova tangibile della sua esistenza in vita, non mi resta che la lettera.
    Già, la lettera. Continua »

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