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giovedì 21 nov

Archivio per la categoria 'Lessico sicigliano'

  • E come educazione

    Le giornate cominciano ad allungarsi e a farsi ancora più tiepide, la colonnina del termometro qui a Milano già da giorni oscilla di poco fra gli 15 e i 20 gradi; un clima davvero eccezionale per essere a Milano e a metà marzo. Fino a qui nulla di nuovo, in tutta Italia quest’inverno abbiamo sentito parlare con toni più o meno allarmistici di temperature impazzite. Qualcosa di nuovo però mi è accaduto, ascoltando le parole di una donna rivolte all’amica che come me stava aspettando l’ennesimo autobus in una mattina assolata che faceva fatica a “decollare”. La donna, avrà avuto più o meno la mia età, carina, abbigliamento casual, capelli raccolti e due sacchetti della spesa in mano raccontava di trovarsi in un momento di difficoltà. Era una mamma single e diceva esattamente che era uno dei suoi tanti momenti di difficoltà economica, e con due figli a carico i suoi lavori precari non bastavano a pagare la bolletta. A quel punto ho sperato di cuore che l’arrivo del 56 fosse ancora lontano, oltre i 3 minuti rimanenti come segnava il display. Il suo compagno ormai si faceva sentire sempre più di rado, ma glielo perdonava, in fondo anche lui non aveva mai navigato in buone acque. Una situazione sempre più “normale” qui a Milano, con buona pace di quanti continuano a parlare di famiglie classiche in barba alle statistiche che ne indicano una presenza minoritaria. Continua »

    Lessico sicigliano
  • D come Denaro

    Possedere i mezzi per possedere. Questo è, ormai, l’essere ricco.
    In questa epoca le merci, come i denari, si sono smaterializzati. E così anche il possedere diviene immateriale e il possidente non sa più neanche cosa possiede.
    E anche a Palermo il denaro sembra tanto importante e “fumoso” che anche chi non ne ha (virtualità del bene) finge di averlo: tanto in tasca, pensa il malcapitato, io e il ricco abbiamo lo stesso Niente al massimo una piccola cartina di plastica.
    Il denaro non ha più peso e così si vedono paffuti posteggiatori chiedere 2 euro per un favore non dato (anch’esso virtuale) e i locali più chic pieni di poveri ma belli che capitalizzano i loro guadagni da call center in drink alla moda sperando che un piccolo impresario teatrale o di partito possa prenderli sotto la loro (virtuale) ala. E i ricchi e i poveri si mescolano non in virtù ma in promiscua vacuità. Continua »

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  • C come corpo

    Il corpo dei palermitani è il corpo delle contraddizioni.
    Nei palermitani DOC scorgi due tipologie di vis corporale:
    il segaligno e il corpulento.
    Il primo è così secco da far vedere i muscoli e i nervi, con una faccia scavata dal fumo tirato su dall’immancabile cicca di sigaretta penzolante.
    Sono sempre abbronzati, i segaligni, non si sa come, né perché, e si capisce che anche se stessero sottoterra loro sarebbero sempre abbronzati (altra contraddizione).
    Il corpulento, il gordo, lo chiamerebbero in Spagna, lo vedi sempre vicino ad un fruttivendolo, o almeno è così che me li immagino io. Nella mia testa il gordo è sempre legato all’odore delle patate bollite, quelle che stanno ammollo da sempre.
    I corpulenti però battono in numero i segaligni.
    E qui non si capisce. Continua »

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  • (B)ene (e male)

    In ognuno di noi esiste ed insiste un Adolf Buddha.
    Il bene e il male sono così fusi da diventare una persona sola, un’emulsione così indistinguibile da renderla un unicum.
    Un unico essere bicefalo che discorre tutto il giorno sul da farsi.
    La sua bocca è piena della mela della conoscenza e masticando tira avanti per tutta la vita umana.
    Ma Adolf in realtà è la belva, forse la vera essenza umana, che viene ammaestrata da Buddha a non mangiare e a non mangiarsi.
    Adolf Buddha è tutto fuorché silente e soprattutto è così preso da sé da non riconoscersi negli altri e da non riconoscere la differenza che c’è negli altri.
    È così ignorante della sua stessa esistenza che cerca sempre di etichettare come male assoluto ciò che gli capita a tiro.
    Non esiste un male assoluto, lo dico e lo ripeto, forse sarò poco popolare, ma nessun male è assoluto. Il male, ahimé, è soggettivo. Continua »

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  • A come Agire

    Ecco una parola con la quale, da buon siciliano, non avrei mai voluto cominciare.
    Inizio con il dire che il Fare non significa Agire e che quindi mangiare, urlare, gracchiare, non è Agire, neanche andare a prendere i dolci la domenica è Agire e neanche andare ai party “esclusivi”, da far ridere i polli, è Agire.
    E allora cosa cavolo è Agire?
    Chi si può considerare una persona attiva, cioè che agisce?
    Pensando a me e ai miei conterranei non riesco proprio a vedere qualcuno che agisce.
    In un conato di sicilianità, direi che, forse l’Etna agisce. Sì lui sì. Perché “espolde fregandosene”, senza essere pagato, e una volta che ha creato rimane il segno.
    Ma poi ricade la neve, direte voi, e tutto sembra ritornato come prima.
    È vero. Quindi, anche chi agisce dopo un po’ viene coperto dalla “neve”. E tutto ritorna come prima.
    Agire, agire. Andiamo al contrario chi non agisce è passivo, no? Soffoca l’istinto all’Agire e questo soffocare crea tensioni, delusioni, lacerazioni. E allora vuoi vedere che le facce contorte e ritorte di Palermo sono attorcigliate dall’azione sempre negata? Continua »

    Lessico sicigliano
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