Archivio per la categoria 'Ospiti'
-
-
Mangiare bene e male a Palermo e provincia: la pizza
«Dove andiamo stasera?…ci andiamo a mangiare una pizza».. cosi fino a qualche anno fa si risolvevano le serate con gli amici. Oggi le cose sono cambiate, la pizza non mette più d’accordo tutti! Eh sì! Ci sono pizze a lievitazione naturale, con impasto kamut, ai sei cereali, con farina di tumminia, con impasto napoletano o pugliese! la cottura può essere con forno a legna, elettrico o addirittura misto! Insomma le cose si sono complicate e scegliere la pizzeria in cui andare non è semplice…c’è chi la vuole super sottile, ultra condita o col basilico appena raccolto. Nel gruppo Mangiare bene e male a Palermo e provincia, tra una recensione e l’altra abbiamo stilato una classifica sulle migliori pizzerie palermitane… Hanno partecipato moltissimi utenti (circa 300); questo è il risultato. Continua »
-
La mummia bambina dei Cappuccini “apre gli occhi”? Qualche dubbio
«Hi Walter, I am writing you in relation to a couple of articles you wrote about Rosalia Lombardo’s mummy. There is currently a history claiming that this mummy opens and closes her eyes every day. It appears even at tv programs. The explanation about this is very odd: the light of the flashes and the humidity. More over considering that the mummy is in a hermetic coffin. Do you have some information about this? I write at a blog (lamentiraestaahifuera.com) and I would like to clarify this».
Questo è il messaggio che ho ricevuto lunedì mattina da Jose Lopez, blogger spagnolo – su Facebook c’è scritto che vive a Madrid – a quanto pare molto interessato al “mondo del mistero, da un punto di vista scettico”.
Ovvero ben due giorni prima il “boom” della notizia apparsa in ogni dove, contestualmente alla pubblicazione del lungo post del blogger spagnolo, assai approfondito, dove c’è anche il video del “miracolo”.
-
Ma prima l’aperitivo non era solo al Berlin?
C’era una volta Palermo, quella della prima volta e del primo aperitivo. Quello a cui «ma davvero non vieni?». Un po’ fighetto o un po’ radical chic, attributi un tempo differenti, adesso pressoché sinonimi. Insomma, c’era una volta l’aperitivo più “per strada” di sempre, l’unico. Quello che in teoria si svolgeva il mercoledì, in pratica o ti stanziavi lì dal lunedì al venerdì oppure eri sfigato. Ma adesso, come funghi proliferi di campagna, spuntano qua e là, in disordine, confondendo la mia mappa urbana di long drink. E mi chiedo: ma prima l’aperitivo non era solo al Berlin? Continua »
-
Il tram-tram dei mezzi pubblici
Spesso nel silenzio dei miei ragionamenti tutto ciò che accade intorno non sempre mi è chiaro e provo di continuo a ragionarci su finché una parte di me si sdoppia ed inizia a fare ragionamenti oggettivamente folli e si ritrova sempre più confuso di fronte all’altro Me che sostiene o ignora i fatti che avvengono intorno a noi.
Così il mio folle alter-ego non comprende perché Palermo necessiti di una rete tranviaria.
Ecco! Vedete? È un folle!
Ma adesso passo ad elencarvi il suo strampalato ragionamento, passando direttamente la parola alla mia folle metà, prego. Continua » -
Bottiglie a piazza Garraffello
martedì 17 giugno è l’ultimo giorno del bancomat a piazza garraffello, care concittadine, cari concittadini!
-
Lasciate Palermo…abbandonate questa città
Lascia questa città sudicia e puzzolente, senza futuro e senza opportunità. Lasciala al suo destino, nella miseria e nello squallore, lasciala per non diventare tu misero e squallido. Abbandona l’idea di cambiarla e di riportarla all’antico splendore: “il futuro a Palermo c’è già stato e non ritornerà”.
Lasciala bollire negli stagni di acqua putrida e sangue di pesce sotto il sole di agosto, lasciala al malaffare e ai mafiosi, agli “sperti” e ai mafiosi, ai “fissa” e ai mafiosi. Lasciala nelle mani dei politici tristi e corrotti. Lasciatela a loro a quelli chi tampasianu e sono sempre piedi piedi, tutti sudati e impegnati a creare problemi e nascondere soluzioni. Continua »
-
Sono stanco di essere palermitano! O, meglio…
Caro Leoluca Orlando e caro Francesco Giambrone, non so voi ma sicuramente noi (e penso di parlare a nome di gran parte dei palermitani) sappiamo di essere i destinatari di un patrimonio poetico e culturale che ha le sue origini nella notte dei tempi, gli eredi legittimi delle opere di Giacomo da Lentini, Ciullo d’Alcamo e della Scuola poetica siciliana di Federico II, i figli dei figli dei figli degli inventori del sonetto e delle ottave incatenate su cui è nata la letteratura italiana, i custodi dei versi di Antonio Veneziano, Giovanni Meli, Ignazio Buttitta e di centinaia di altri meravigliosi poeti, i depositari di un immenso tesoro dovuto alla tradizione i cui gioielli brilleranno per sempre nella voce dolce e graffiante di Rosa.
Noi palermitani sappiamo che solo l’esistenza e l’arricchirsi nel corso dei secoli di questo patrimonio unico, vivo e palpitante ha consentito che giungesse a noi, attraversando quasi quattro secoli e rimanendo sostanzialmente integra, una delle più grandi opere in versi della letteratura popolare siciliana: “U Triunfu di Santa Rusulia”! Sì, “U Triunfu”, quello stesso “Triunfu” senza il quale non esisterebbe nessun Festino!
E allora vi chiedo: perché questa considerazione non è saldamente alla base delle vostre scelte di politica culturale? Continua »
-
Una fotografia ideale su Palermo: usi e costumi di una società in declino
Nella nostra cara Palermo si tenta di cambiare spesso e volentieri, le convenzioni sociali sino ad adesso rispettate. Si sa, il palermitano è sempre innovativo, creatore di significati e raggiunge elevati livelli di astrazione, ma quando arriva dinanzi al semaforo, infrange tutto. Un forte dubbio, a tal proposito, lo tormenta: «Passo oppure no?». E ancora «Devo fare lo “strappo alla regola” e rispondere al mio sentimento anarchico oppure continuo ad essere tremendamente convenzionale?».
Per tale ragione, da un bel po’ di tempo a questa parte, mi sono incuriosito e sono rimasto fermo per diversi minuti dinanzi ad una lanterna semaforica. La disinvolura con la quale certi pedoni si prendono la briga di passare sopra le strisce pedonali (se tutto va bene) con il rosso, incuranti di qualsiasi pericolo, è incredibile. Da destra verso sinistra o da sinistra verso destra non cambia nulla. Il palermitano (o almeno, un certo tipo) passa con qualsiasi colore, pure col viola se esistesse. Questione di daltonismo? Sì…può darsi. Continua »
-
Sondaggio sulla raccolta differenziata a Palermo
Il prossimo Town Meeting sarà il 26 giugno e affronterà l’annoso tema della spazzatura a Palermo.
Sappiamo quanto il problema sia spinoso e allo stesso tempo appassionante per i palermitani e stiamo cercando di coinvolgere la più ampia cittadinanza verso la discussione dei temi di una nuova gestione dei rifiuti e dei vantaggi della differenziata. Per questo motivo vi proponiamo oggi un sondaggio per capire meglio in che modo è percepito a Palermo l’argomento della raccolta dei rifiuti e della transizione verso una raccolta differenziata estesa a tutta la città. Completato il sondaggio, per approfondire questi temi vi rimandiamo all’articolo Ma a Palermo dove finiscono i rifiuti differenziati per conoscere dove e come finiscono i nostri rifiuti e quanto ci guadagniamo a separare l’organico dai pannolini usati. -
Riflessione su via Roma e sulla crisi: quale tessuto?
Qualche giorno fa, dovendo effettuare delle compere, ho deciso di fare una passeggiata in via Roma: erano anni che non lo facevo. La prima cosa che mi ha colpito è stato che rispetto agli anni passati c’erano poche persone che camminavano, poi, moltissime vetrine di negozi ormai svuotate rimandavano a immagini di carcasse svuotate di vecchie auto da rottamare. Era come se un pezzo di città si fosse addormentata a macchia di leopardo per sempre. La crisi di cui tutti parlano è arrivata anche qua, è sicuramente un dato di fatto. Questa è dovuta in parte ad una “evoluzione”, involuzione, del sistema economico e commerciale che si è voluto dare alla città per omologarla alle grandi città d’Italia e d’Europa, la realizzazione di grandi centri commerciali dove poter effettuare compere di ogni genere o vivere parte della vita, e nel dire questo non esagero. Questi grandi centri commerciali sono come se fossero delle grandi astronavi dove perdere la cognizione del tempo; è significativo che quasi tutti i negozi non hanno nessun apertura verso l’esterno, che la luce naturale che entra è filtrata da vetri opacizzati, come a volere creare un mondo nuovo, il parco divertimenti dove si recarono Pinocchio e Lucignolo nella fiaba di Collodi. Naturalmente, come nella fiaba, questi luoghi hanno il potere di trasformare le persone da individui ad asini, solo che oggi questo piccolo inconveniente non si vede perché particolari computer rimandano un ologramma che inganna l’avventore che li frequenta. Continua »
-
1964: Mondello o Costa Azzurra?
Questa era Mondello nel 1964 o giù di lì. Difficile crederlo, eh?
Eppure i palermitani esistevano anche allora…cos’è quindi successo in questi ultimi 50 anni? Malfunzionamento dell’amministrazione Comunale? Imbarbarimento generalizzato dei nostri concittadini? Cementificazione a go-go? Invasione aliena dissimulata attraverso la produzione giornaliera di cannoli e cassatine volta alla distruzione del bello? Continua »
-
“Here we are…alive”
A prima vista si potrebbe pensare a una bizzarria siciliana, di una terra, la Sicilia, che come sappiamo è ricca di sorprese, immagini e fatti inconsueti… oltre a meravigliarci per la sua luce e i suoi colori particolarmente apprezzabili. Qui siamo a Mondello, ma non è una bizzarria, è la logica perfetta della natura poetica, tenera immagine, per certi versi commovente: la palma decretata morta dall’uomo porta in sé un’altra vita
-
I Cantieri culturali alla Zisa diventano “Queer”
A Palermo da ormai quattro anni in primavera inoltrata è il momento per un appuntamento importante, una manifestazione che ha saputo ritagliarsi la sua eccezione che conferma la regola. ll Sicilia Queer filmfest è forse il festival cinematografico più rappresentativo della città di Palermo. Un festival di genere, sì un festival che parla di differenza, come vera essenza della cultura, senza retorica, senza ghetti claustrofobici, ma con apertura, intelligenza e interesse. Un festival che parla dell’alterità, di tematiche LGBT e più in generale di nuove visioni. In una delle edizioni passate il documentarista/regista Stefano Savona durate un’intervista mi disse rispetto a Palermo che è “una città queer suo malgrado”, e dunque in qualche modo il Sicilia Queer Film Fest funziona per Palermo come un atto di coscienza, di consapevolezza, non un noioso monito ma un consiglio in fieri. Continua »
-
Romina e Giulio
Visti di spalle e a media distanza, Romina e Giulio sembrano due persone normali; in realtà normali non lo sono affatto. Romina e Giulio sono innamorati pazzi nel senso più ampio del termine, sono infinitamente innamorati ma sono altrettanto, infinitamente pazzi. Ricoverati più o meno nello stesso periodo, nel centro d’igiene mentale, vicino la via San Lorenzo, si scelsero immediatamente.
Si guardarono, si avvicinarono e come farebbero due bambini all’asilo, si presero per mano. Se la strinsero forte quasi a stritolarla e quella morsa fu la loro illuminazione, rassicurante come il ciuccio per un bebè.I primi mesi non si parlarono neppure, ne ebbero una benché minima curiosità di ascoltare il suono delle rispettive voci. Non conoscevano neppure l’uno il nome dell’altra e sedati per com’erano, neanche avrebbero ricordato il proprio di nome. Nel delirio della propria esistenza, nella percezione distorta di tutto ciò che li circondava, l’unione che istintivamente trovarono costituì un’ancora che al meglio li riparava dal mare in tempesta. Agli occhi dei medici la cosa sembrava quasi terapeutica, pertanto, aggiunsero alla terapia farmacologica di Romina un anticoncezionale e a quella di Giulio aumentarono i sedativi. Continua »
-
“Fab Talk”: la città maker e creativa si racconta al FabLab Palermo
Non bisogna essere degli analisti esperti per capire che qualcosa è in atto e sta cambiando (da un bel po’ di tempo in realtà) in città. Ma certo un occhio curioso, attento e non privo di ottimismo, può captare meglio quali siano le dinamiche e i protagonisti di questa trasformazione. Quella che noi, al FabLab Palermo, un po’ per deformazione da “maker” abbiamo collocato nell’onda innovativa e creativa che, in modo benefico, travolge e coinvolge proprio tutti.
Ci siamo accorti, soprattutto, dell’esistenza di una molteplicità di esperienze che, su diversi ambiti o settori, presenta forti caratteri di innovazione e creatività. Medesimo è l’entusiasmo per idee sorte attraverso lo studio, il confronto, l’apertura agli altri e alla diversità, frutto di sperimentazione e intuizione ma anche di conoscenze acquisite in anni di duro lavoro e studio.
Il capitale umano non sembra mancare o esser di bassa qualità in città. Eppure, nella maggior parte dei casi, esistono esperienze isolate o parte di reti non estese e che non coinvolgono la città intera in un progetto comune e più allargato. Perché non pensare allora di farlo? Perché non pensare a un hub creativo che possa facilitare l’incontro tra tutti quelli che, a vario titolo, sentono di poter dare un proprio contributo allo sviluppo della città maker e creativa?
Con questo obiettivo nasce l’idea dei Fab Talk, un appuntamento settimanale con un talk aperto e partecipato su un tema specifico, coordinato e “condotto” da un maker del FabLab Palermo.
-
Fontana Garraffello dopo 14 giorni
dal 19 maggio 2014 i nostri concittadini con i nostri amati picciotti non buttano più le bottiglie di birra, i bicchieri di plastica, i resti dei panini e preservati usati nella fontana della piazza garraffello.
-
E ora, a Palermo, dove vado a bere “un autista”?
E così, anche la gioielleria Fiorentino e il bar Pinguino non ci sono più.
Anche loro sono entrati, assieme, l’una accanto all’altro, a far parte del popolato album dei ricordi della Palermo di un tempo ormai perduto.
Anche di loro si parlerà d’ora in poi solo al passato, secondo un’usanza molto diffusa fra i siciliani.
Quello che più mi colpisce in simili occasioni (che si vanno facendo sempre più frequenti) non è tanto il fatto che l’elenco delle attività commerciali palermitane che hanno cessato di esistere diventi ancora più lungo, quanto il fatto che continuino, senza sosta, i segni della perdita d’identità che, sempre di più, caratterizza la Palermo di oggi, ridotta ormai ad un luogo incomprensibile, indefinibile, privo di una propria connotazione.
Il dato che ho trovato più impressionante, quando ho letto di queste due ultime chiusure, è che siano capitate a distanza di poco più di un mese dalla perdita di un altro dei luoghi-simbolo della città che fu: il bar Mazzara.
Sembra proprio che Palermo stia precipitando, che stia franando (e non solo in senso metaforico), che stia cambiando sempre più velocemente pelle, che si stia trasfigurando.
Non voglio dire che il cambiamento che, ormai da parecchi anni, sta interessando la città sia in peggio (ognuno lo giudichi come vuole, secondo i propri parametri, secondo le proprie priorità), voglio solo dire che quella che è in atto, visibile agli occhi di tutti, non è una cosa di poco conto, ma una vera e propria trasformazione irreversibile; sta accadendo quello che a volte accade in seguito ad una violenta eruzione vulcanica: il paesaggio cambia, si formano nuove isole, ne scompaiono altre ecc. Continua » -
Un coworking per i giornalisti di Palermo
I giornalisti precari che collaborano con varie testate non hanno libero accesso alle redazioni e guadagnano poco, molto poco. Usare la propria casa come ufficio non è stimolante, sarebbe meglio avere un luogo fisico in centro città da usare come base per condividere non solo uno spazio, ma anche saperi e sogni. Per questo un gruppo di giornalisti palermitani si è messo alla ricerca di un appartamento da usare come redazione di freelance: un coworking. Il nome che si è scelto per questa nuova esperienza, tutta in divenire, è Coworking Colorado, un omaggio al grande giornalista palermitano Mario Francese che la sera quando salutava i colleghi prima di andare a casa diceva sempre: «Uomini del Colorado vi saluto e me ne vado». Continua »
-
Chiude Fiorentino, ma se fosse in vita il commendatore Alfredo…
E ci risiamo. Nonostante l’epilogo possa sembrare il medesimo, il prologo di questa storia ha un marchio inconfondibile che profuma di storia, garbo e cortesia. Ha il colore dell’oro e l’abito del galantuomo.
Io lo ricordo bene il commendatore Alfredo. Se dovessi descriverlo a chi non lo ha mai conosciuto direi che era il classico nonno tenero. Nonno lo era per davvero, non essendo arrivato al traguardo centenario per un pelo, ma nei suoi gesti si poteva riconoscere la carezza di chi, nonostante tutto, nonno di sangue non fosse. Mai il tono della voce alto, sempre elegante, mai una parolaccia né una parola in dialetto. Era un uomo d’altri tempi, metodico e garbato, discreto, di quelli venuti fuori da una fotografia in bianco e nero.
Ogni mattina, puntuale come il canto delle cicale d’estate, faceva ingresso alle 9:30 al civico 315 di via Roma di fronte l’edificio delle Poste. Prendeva posto nella sua scrivania, allocata strategicamente tra il bancone di vendita e la cassa. Una vista privilegiata la sua perché, sebbene stesse spesso con il capo chino e la sua fedele lente d’ingrandimento, al signore dell’oro non sfuggiva mai nulla. Continua »
Ultimi commenti (172.546)