È cosa nota a ciascuno di noi che tutto nella vita ha un apice e un declino, come si evidenzia ad esempio nel corpo che abbiamo che a un certo momento del suo percorso vitale comincia a tramontare dietro un orizzonte formatosi da un sedimento fatto di glorie e di miserie. Così è successo, se diamo uno sguardo melancolico alla Storia, con tanti popoli e culture che con tutta certezza credevano di essere perennemente incandescenti, ma che prima o poi non solo sono stati spenti, ma anche ridotti in cenere, nella sconfinata polvere dei tempi e dell’oblio. Certo, dentro queste nazioni splendenti di solito si erano formati i luoghi dove si depositava tutto il sapere ottenuto, sia attraverso le razzie, sia attraverso gli scambi che i sudditi più aperti e raffinati, ma sopratutto più intelligenti o avveduti, riuscivano a stabilire. E questi luoghi erano poi anche centri di potere da dove contemporaneamente si irradiava un sapere ormai rielaborato e perciò anche nuovo o, per meglio dire, diverso. Perché questi luoghi, in genere le capitali politiche o culturali rappresentative della loro summa e che poi la storia ha più o meno mitizzato, questo spazio sempre più sovrano e importante col tempo si è trasformato nella città-cerniera che appunto raggrupava tutti i poli del sapere dell’impero, e che ha segnato in un modo o nell’altro il mondo fino ai nostri giorni. Continua »
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