
Penso di non dire nulla di nuovo, come uso fare (motivo per cui vengo sorvolato nei miei post, poco male). Il termine d’uso comune “civico” fa da discrimine, a mio parere, nella maniera di vivere questo tempo e la nostra città. Il senso civico può essere definito come un atteggiamento di fiducia negli altri orientato alla disponibilità a cooperare per il miglioramento della società in cui si vive. Non si tratta solo di una definizione, ma di uno stato di cose che manca.
In tal senso “civico” è una figura di garanzia a tutela del cittadino, se è difensore. Per avere questo soggetto lo abbiamo importato dalla Svezia. Come civico è anche un numero che viene assegnato a un edificio allo scopo di identificarlo in modo univoco nel contesto di una certa via. Senza il numero civico non ci orienteremmo, visto che i nostri indirizzi, oggi, email, li vestiamo senza numeri progressivi di riconoscimento. Senza il difensore civico, talvolta, saremmo spersi, altrettanto.
Se provate a cercare, sic et simpliciter, sul più noto motore di ricerca il termine “civico” vedrete che si farà riferimento, prima che a categorie o modalità, al Civico, maiuscolo, di Palermo. Ci sono stato l’altro ieri, al pronto soccorso. Cose che possono capitare. Lì ho notato che la modalità di accoglienza e l’attenzione verso l’utenza erano tutt’altro che disponibili (prenda nota la Petyx), e se non avessi deciso di andar via prima (preferendo altra struttura più “civile”) avrei dovuto attendere dietro la stanza dell’ECG, da solo, che gli astanti presenti concludessero il loro superenalotto.
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